martedì 30 novembre 2010

La pozzanghera sul ponte.

La notte buia e piovosa l'aveva lasciata li.. ferma e triste a guardare.

Il resto dell'acqua se ne stava andando sotto di lei, gorgheggiante e veloce verso il mare.
La mandria scalpitante, sarebbe passata di lì all'imbrunire, per poi assorbirla nel fango.

La notte buia e piovosa l'aveva lasciata lì.. ferma e triste a guardare..

Lei voleva seguire il fiume.. e raggiungere il mare.
Tra onde e gabbiani , riflessa tra il fondo e l'azzurro del cielo.

Ma la notte buia e piovosa l'aveva lasciata lì.. ferma e triste a guardare..

Il sole la vide.. Brillò più forte quel giorno a mezzodì, e la pozzanghera evaporò in una nuvola.
Piovve quel giorno sul mare..

La notte buia e piovosa l'aveva lasciata lì ferma e triste a guardare..

Ma lei ora gioca felice nel mare, nell' attesa di un nuovo viaggio..


Mario Bresciani


© Illustrazione Marbre Art

venerdì 26 novembre 2010

Trailer Marbre Art

Ecco il trailer di un mio vecchio video, girato agli inizi degli anni novanta e montato artigianalmente in VHS con un mio carissimo un'amico di Trento.
Prossimamente la versione estesa su questi schermi. 
Nuova edizione. Rimontato, restaurato e personalizzato..
ATTENZIONE. Solo per intenditori, si tratta di autentica archeologia artistica.. 
Una curiosità: All'epoca questo video su cassetta, ci fu richiesto da una televisione di Tokio, regolarmente pagato, (14 dollari, compreso le spese di spedizione). Poi non se ne seppe più nulla.

http://www.youtube.com/watch?v=QREbF0pEUGY

Verona vista dal giardino Giusti.

giovedì 25 novembre 2010

giovedì 18 novembre 2010

L'odore del cinema

Alcuni di voi avranno visitato, almeno una volta nella vita, un teatro di posa cinematografico in Italia o all'estero.
Sono spesso grandi spazi anomali, dove il confine tra la realtà tangibile e la finzione più spinta, si fa esageratamente più sottile e ci può mettere piuttosto a disagio. Abbiamo però la strana percezione, in questi luoghi, della presenza di una forte carica energetica latente, generatrice di guizzanti dinamismi creativi.

Le pareti dipinte di nero, i tralicci argentei degli innumerevoli fari per l'illuminazione artificiale, fasci di cavi elettrici e pannelli con interruttori ovunque.
In questo fertile buio amniotico, stupisce lo sconcertante contrasto tra luce e ombra, tra set e quinte, tra quello che sarà arte pura e quello che resterà materiale di ritaglio conservato in laboratorio.

Tutt'intorno.. o in stanze attigue, tantissimi oggetti colorati o grigi, ingombranti o piccoli, stipati su scaffali sopra scatole etichettate su ripiani polverosi, oppure in fila ordinati e ripuliti, esposti in bella mostra nell'attesa di entrare in scena e adornare il set per una nuova ambientazione.

Oggetti strani, vecchi in disuso, magari dimenticati, inutili, comuni e inusuali. Cose che chiunque potrebbe possedere. Conservati per scrupolo nell'oblio di una soffitta o definitivamente abbandonati sottochiave in cantina o che, magari pentendocene,  con la scusa della mancanza di spazio abbiamo gettato via.

Giocattoli arrugginiti, ninnoli luccicanti, soprammobili colorati, manufatti artigianali che dopo essere stati utilizzati per il proprio scopo, nel cinema "rivivono" la loro seconda apparizione. Poche ore in scena per poi tornare nuovamente nel buio di qualche armadio con un cartellino e un numero di serie, chissà.. per tornare sotto i riflettori ancora una volta in futuro, o restare per sempre dimenticati.

L'irreale silenzio che pervade questi posti si oppone subito dopo al frastuono creativo e febbrile di quando questo crogiolo di fantasia si accende.

Chiudete gli occhi.. e cercate di immaginare l'odore di un luogo del genere, effluvi di plastica, legno, tessuto, cartone, polvere, cavi bruciacchiati, olio dei giunti di vecchie macchine da presa, tenui profumi di vestiti di bambole di pezza e l'inconfondibile sottofondo acre di celluloide.

Certo, non può esistere in natura, ma..

Questo è l'odore del cinema.. E.. a qualcuno.. resterà attaccato per tutta la vita.


Mario Bresciani 


© Marbre art illustration

domenica 14 novembre 2010

Al Capp negli anni settanta..

Alfred Gerald Caplin 1909−1979. Conosciuto ai più come Al Capp. Scrittore, sceneggiatore e grande fumettista americano, negli anni settanta ormai all'apice della sua maturità artistica e letteraria, (fu proposto nel 1953 da John Steinbeck come premio Nobel), disse: "Il fumetto sta diventando l'ultimo rifugio dell'arte classica".
Frase un po' forte.. Ma che indubbiamente, quasi quarant'anni dopo, deve per forza farci riflettere per poi discutere..




Volume 4 features two separate Fearless Fosdick adventures and collects the Sunday strips from the beginning of 1960 through 1961. In one, our favorite bumbling detective moonlights as female officer Phyllis Fosdick. Paramount successfully released their Li'l Abner movie in 1959, but here Li'l Abner makes a separate film?with disastrous results. Years before Japan invaded the American auto market, Capp presciently depicts the success of the $19.95 Japanese Nomotocar (it has no motor), and Capp foresaw the cross-breeding of animals long before DNA manipulation. 

martedì 9 novembre 2010

Da una foto originale dall'archivio dei fratelli Pallinari.

Ecco il professor E-genius alle prese con la creazione "dal vero" del modello in creta per una statua marmorea rappresentante un nudo femminile. 
Ritratto dal fotografo nello studio parigino di Rue Enghebèn, con accanto la sua modella preferita. L'ammaliatrice Grace Cattafarin in posa.

Francia 1857

sabato 6 novembre 2010

Volevo andare in Australia. (O forse.. Meglio, volevo starmene a casa..)

Era una calda giornata di mezza estate.. dell’anno.. anzi no, la data esatta ve la dico dopo..
Si discuteva animatamente di dove andare in vacanza, ora che finalmente potevo concedermi una ventina di giorni di meritato svago..

-AUSTRALIA..! Proposi io con entusiasmo.. Ma subito venni zittito con una bordata di obbiezioni, del tipo: Troppo lontano.. troppi posti da vedere.. troppo costoso.. troppo poco il tempo a disposizione.. il clima.. ecc. ecc.
-Ok.. ok..! Ma allora dove si potrebbe andare..?
-America..! Disse mia moglie..
-Ma cara..! ci siamo già stati tre volte.. molto interessante si.. ma.. l’Australia..
-Assolutamente no..! Troppo questo.. troppo quello.. troppo quell’altro.. ecc. ecc.
-Ok.. ok..! Va bene cara.. America.. ma in quale posto..?
-L’idea, per esempio, potrebbe essere quella di visitare tutti luoghi che hanno fatto la storia del blues, da Chicago a New Orleans, una sorta di “route 66” del rock-blues-folk..
E poi.. per nostro figlio, appassionato di musica, potrebbe essere un’esperienza unica e indimenticabile vedere i luoghi, i locali dove hanno suonato e si esibiscono tutt’oggi musicisti famosi..
-Beh.. si.. in effetti.. Dico io..! Ma a me sarebbe piaciuto andare in Australia, comunque..

Mattino presto, aeroporto di Linate imbarco per volo diretto, America. Città, Chicago.
Accendo il telefonino.. ma nulla.. nessun segno di vita, chiedo assistenza a un negozio vicino ai banchi del check in.. Scheda sim fuori uso, il grave responso, caso piuttosto raro dice la commessa.
-Strano destino.. forse perchè non abbiamo scelto di andare in Australia..!
Arrivo a Chicago in ritardo, lotta all’arma bianca per il ritiro bagagli, affollamento all’immigrazione, code ai taxi, macchine a noleggio esaurite, hotel tutti prenotati, cibo orribile al fast food.
-Certo che in Australia.. forse tutto questo..!?
Il giorno dopo decidiamo di rimandare la visita ai locali blues di Chicago al ritorno, portandoci subito in macchina, qualche centinaia di km più a sud.
Serata a Nashville.. posto storico, mitico locale per musicisti cult.. grande band in programma sulla locandina, cucina tipica locale, prezzi più che abbordabili..
-Vabbè dai.. l’Australia forse può aspettare..
Ma.. sorpresa.. mio figlio, maggiorenne in Italia non è maggiorenne in America.. Si.. ok.. ci si poteva pensare.. in effetti lo si sapeva.. ma.. colpa mia, colpa tua.. intanto per noi quel locale, e, quel che era peggio, tutti i successivi locali, migliori e peggiori d’America sarebbero stati da quel momento “off limits”.
Perso senza possibilità d’appello il target primario del viaggio, optammo per la visita dei soliti musei.. delle solite città grandi o piccole.. dei soliti parchi a tema.. dei soliti centri commerciali tra hamburger, patatine fritte e centinaia di km di highways..
Come non sognare l’Australia..!?

Quando realizzai che la stanchezza e la quasi noia mi avevano portato ormai a toccare il fondo..
Il destino pensò bene di movimentarmi la vita con qualcosa di nuovo.. per me di inedito.. ma che per quelli che, malgrado loro ci sono passati, il solo nominarla muove terrificanti smorfie in viso..
Una colica renale.. Improvvisa, forte, spietata, devastante.. da pensare che due soli occhi non sarebbero bastati per piangere tutte quelle lacrime di insopportabile e indescrivibile dolore fisico.
Il ricovero d’urgenza, anestesia totale e mentre il chirurgo mi invitava a contare fino a cinque.. immaginavo una spiaggia, il mare.. l’aria calda.. da qualche parte in laggiù in Australia.

Sulla strada del ritorno, ancora dolorante per l’intervento, dopo aver percorso più di 4500 km. d'America, Il fatto di uscire illesi dal coinvolgimento in uno spettacolare incidente stradale con due auto completamente distrutte, non mi fece neppure pensare che eravamo stati molto fortunati. 
Desideravo solo di essere a casa.. sul divano.. magari sfogliando un libro sui paesaggi tipici dell’Australia.

Però dai..! Era mattino presto, Il Chicago O’hare International Airport sorrideva alla nostra meritata partenza, pochi minuti all’imbarco per l’amata patria e un viaggio da dimenticare per sempre alle spalle..
Ma dall’altoparlante una voce troppo carina per un’annuncio del genere ci informò che c’erano dei problemi a New York e per il momento tutti i voli per l’Europa sarebbero stati sospesi.
Era una fredda mattinata di fine estate, avevo le dita arrossate dal bagaglio pesante. Posai la tazza dell’orrendo cappuccino che stavo bevendo. Distolsi lo sguardo che pubblicizzava viaggi in Australia e mestamente ci avviammo di nuovo sulla strada dell’hotel dal quale eravamo partiti pochi minuti prima.

Ora posso dirvi la data.. Era l’undici settembre del 2001.




Restammo bloccati quattro giorni, forse una settimana, non ricordo e non vorrei neanche più ricordare. Anche se quello che accadde sarà per sempre indimenticabile.

Sono passati alcuni anni, mi hanno detto in tanti che da qualche parte sul pianeta terra c’è un posto incantevole che chiamano Australia.. Si.. lo so bene.. E ogni tanto ci penso. Quando faccio la punta a una matita, quando guardo il cielo riflesso in un caffè all’aperto.. O mentre cerco di scovare disegni di volti che ogni tanto appaiono beffardi nei muri scrostati di vecchi palazzi.. 
Io sono qui.. ma son sicuro che l’Australia è là che mi aspetta.. senza fretta.. Certo.

E oggi, mentre cammino pigramente in un normalissimo centro commerciale, forse come quelli in Australia, giocherellando con il portachiavi a forma di canguro, mia moglie, al cellulare mi dice:
-Non siamo mai stati a visitare il gran canyon in America.. Saresti d’accordo se la prossima vacanza..
-Bah.. Non so.. Forse.. Io però.. Ok.. ok.. Ne riparliamo quando torno a casa.. 
Sai..! Aggiungo io.. Ho preso un dvd per stasera.. Ti piacerà..!
-Wow..! Davvero..! Dice lei. Che film è..?

-AUSTRALIA..!!!
Mario Bresciani 


Nicole Kidman sul set del film "Australia"

martedì 2 novembre 2010

Jenny Olsen. (Alcune pillole, spolverate dal mio cassetto di sceneggiature).

Le lancette dell'orologio appeso sopra la porta a vetri sentenziarono.. 
Era già troppo tardi.. e la cena romantica con Billy, definitivamente saltata.
Le dita delle mani si muovevano veloci se pur indolenzite, illuminate solo dall'unica lampada gialla della scrivania che ormai restava accesa a oltranza negli uffici al primo piano del distretto di polizia di Owensburg.
Tutt'intorno era buio e nero.
Nero.. come il freddo caffè nel bricco, che non sarebbe mai bastato per tutta la notte. I colleghi se n'erano andati a casa di corsa, mancava meno di una settimana alla vigilia di Natale. Il bianco chiarore della neve nella sera, restava chiuso fuori dalla finestra, mentre il freddo attanagliava la città da troppi giorni.
La mente di Jenny ogni tanto veniva distratta dal pensiero di un bel letto caldo, ma non poteva ancora smettere di battere i tasti di quella vecchia macchina da scrivere. Purtroppo non restava più tempo. Certo, un giorno si sarebbe potuta acquistare un computer portatile come tutti, molto più veloce e silenzioso.. ma per ora il rassicurante rumore dei tasti sul tamburo, le faceva compagnia.
Mesi di indagini, pedinamenti, testimonianze, racchiuse in un centinaio di pagine dattiloscritte con allegate una decina di foto, prove schiaccianti che al processo avrebbero finalmente assicurato alla giustizia Roland Dickinson, quel pericoloso criminale che, forte l'alibi in suo possesso, continuava a gestire, al di sopra di ogni sospetto, l'unico ristorante nelle vicinanze.
E si può dire che ne avesse ottimi motivi..! 
Se per puro caso, quel giorno non ci fosse stato quel clamoroso ritrovamento, nessuno mai avrebbe per anni potuto sapere di.. 
Ma.. Uhm.. forse però a questo punto sarebbe meglio fare un passo indietro.


Era autunno inoltrato, Mary Coogan aveva quasi terminato le pulizie nel ristorante Cole farm Lunch & diner, situato 2 Km a sud della cittadina di Waterbury.
Doveva ancora passare allo store di Willy a prendere la farina per fare la torta di compleanno a sua figlia Nancy, ma ne aveva tutto il tempo. E, con calma, prima di indossare la giacca per uscire come tutti i giorni dal vano cucina, aprì la porta della grande cella frigorifera per prendere un paio di uova, che le sarebbero servite nel pomeriggio.
 Fu in quell'attimo che, restando senza respiro e con gli occhi sbarrati, vide...
(To be continued)
Mario Bresciani


 Grafica © Mario Bresciani Marbre art




lunedì 1 novembre 2010

Da grande volevo fare il musicista.. (Piccola storia a lieto fine).

Da ragazzino chiesi a mio padre in regalo, per qualche occasione che non ricordo, un pianoforte usato.. Anche da rottamare e scordato.. oppure in alternativa una chitarra di seconda mano, pensando, costa meno.. sarà più facile averla..!
Da pochi anni avevo iniziato ad ascoltare con interesse radio, dischi e cassette, sentendo crescere dentro di me fortemente l'energia e la passione per affrontare lo studio della musica, ed ero disposto anche, eventualmente, a rimborsare a rate il costo stesso del "regalo".
Ma mio padre, lapidario mi rispose..
-Perchè dovrei comperarti uno strumento musicale.. se non sai neppure suonare..!?
:-(
Fu così che destinai il mio piccolo budget risparmiato a fatica con le mancette dei nonni e lavoretti vari, all'acquisto una matita, dei pennelli, alcuni tubetti di tempera e un cartoncino telato, (costava meno della tela su telaio).
Era tutto quello che all'epoca mi potevo permettere..
Fu così che la mia carriera ebbe inizio, tra le lamentele di mia madre, che voleva mi dedicassi più ai compiti di scuola piuttosto che giocare sempre con matite, colori e pennelli, e i rimproveri di mio padre perchè rendevo poco alle lezioni di matematica..

Oggi l'arte è la mia professione. Mio figlio è musicista. E tra le mie passioni, colleziono strumenti musicali.. Compreso un vecchio pianoforte scordato.. (*)
Che soddisfazione..!!!

Tra le tante morali che si potrebbero scrivere a conclusione di questa piccola storia uguale a tantissime altre, preferirei citare la frase detta da Doc, (Christopher Lloyd), tratta dal film "Ritorno al futuro III".
Doc: -Il vostro futuro non è ancora stato scritto, quello di nessuno. Il vostro futuro è come ve lo creerete, perciò createvelo buono, tutti e due. 

(*) Per onestà di cronaca, circa 20 anni dopo mio padre acquistò questo pianoforte a poco prezzo a un'asta e me lo diede in custodia per esigenze di spazio, pensando di rivenderlo in un secondo tempo. Ma finì poi per dimenticarselo. Chissà.. mi piace pensare ancora ad un regalo.. Magari in leggero ritardo..
Mario Bresciani




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