Alcuni di voi avranno visitato, almeno una volta nella vita, un teatro di posa cinematografico in Italia o all'estero.
Sono spesso grandi spazi anomali, dove il confine tra la realtà tangibile e la finzione più spinta, si fa esageratamente più sottile e ci può mettere piuttosto a disagio. Abbiamo però la strana percezione, in questi luoghi, della presenza di una forte carica energetica latente, generatrice di guizzanti dinamismi creativi.
Le pareti dipinte di nero, i tralicci argentei degli innumerevoli fari per l'illuminazione artificiale, fasci di cavi elettrici e pannelli con interruttori ovunque.
In questo fertile buio amniotico, stupisce lo sconcertante contrasto tra luce e ombra, tra set e quinte, tra quello che sarà arte pura e quello che resterà materiale di ritaglio conservato in laboratorio.
Tutt'intorno.. o in stanze attigue, tantissimi oggetti colorati o grigi, ingombranti o piccoli, stipati su scaffali sopra scatole etichettate su ripiani polverosi, oppure in fila ordinati e ripuliti, esposti in bella mostra nell'attesa di entrare in scena e adornare il set per una nuova ambientazione.
Oggetti strani, vecchi in disuso, magari dimenticati, inutili, comuni e inusuali. Cose che chiunque potrebbe possedere. Conservati per scrupolo nell'oblio di una soffitta o definitivamente abbandonati sottochiave in cantina o che, magari pentendocene, con la scusa della mancanza di spazio abbiamo gettato via.
Giocattoli arrugginiti, ninnoli luccicanti, soprammobili colorati, manufatti artigianali che dopo essere stati utilizzati per il proprio scopo, nel cinema "rivivono" la loro seconda apparizione. Poche ore in scena per poi tornare nuovamente nel buio di qualche armadio con un cartellino e un numero di serie, chissà.. per tornare sotto i riflettori ancora una volta in futuro, o restare per sempre dimenticati.
L'irreale silenzio che pervade questi posti si oppone subito dopo al frastuono creativo e febbrile di quando questo crogiolo di fantasia si accende.
Chiudete gli occhi.. e cercate di immaginare l'odore di un luogo del genere, effluvi di plastica, legno, tessuto, cartone, polvere, cavi bruciacchiati, olio dei giunti di vecchie macchine da presa, tenui profumi di vestiti di bambole di pezza e l'inconfondibile sottofondo acre di celluloide.
Certo, non può esistere in natura, ma..
Questo è l'odore del cinema.. E.. a qualcuno.. resterà attaccato per tutta la vita.
Mario Bresciani
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© Marbre art illustration |